Il motore di ricerca delle riviste Pacini Giuridica.
Visita il Portale

Sommario del fascicolo sette

n° 7

17 Aprile 2025

Guido Alpa aveva suggerito di aprire il primo numero del 2025 di Accademia con la segnalazione della ricorrenza dei venti anni del codice del consumo e la proposta era stata prontamente raccolta affidando a Liliana Rossi Carleo il festeggiamento dell’anniversario; il dialogo che veniva così instaurato appare ora velato di mestizia per la scomparsa di colui cui viene giustamente riconosciuta la paternità dell’importante testo normativo.

Il dialogo con gli amici scomparsi segna anche le pagine dedicate alla figura di Andrea Belvedere, cui la civilistica è debitrice di una preziosa lezione di metodo, come ben illustra la acuta riflessione di Aurelio Gentili sulla portata ed il valore teorico del metodo analitico-linguistico nel rapporto tra diritto e linguaggio.

Il diritto di matrice europea, a maggior ragione nel tempo presente, continua ad essere al centro dell’attenzione e ne offrono significativa testimonianza non solo le attente considerazioni che Carmelita Camardi, nella sezione Confronti, dedica ai modelli regolativi della responsabilità civile adottati nell’ordinamento europeo, ma anche le serrate analisi che, nella medesima sezione, Franco Trubiani e Edoardo Bacciardi – prendendo spunto dalla sentenza 14 novembre 2024, causa C-646/22 e riprendendo le fila di un dibattito avviato già nel primo numero di Accademia – svolgono sulla nozione di consumatore medio qual è delineata dalla giurisprudenza della Corte di giustizia. Alla giurisprudenza della CEDU ha invece riguardo lo scritto che, nella sezione Orientamenti, Marco Rizzuti dedica all’illustrazione di due decisioni nelle quali la Corte affronta il tema, suggestivo e ricco di reminiscenze storiche, del possibile pregiudizio dei diritti umani, nella specie prospettata con riferimento alla vita privata e familiare ed al pacifico godimento dei propri beni, derivante da una programmazione successoria adottata in base ad una legislazione aliena dal riconoscere i diritti dei legittimari. La risposta negativa offerta dalla Corte di Strasburgo vale così ad illuminare il tema della posizione dei legittimari nei singoli ordinamenti nazionali.

Sul medesimo tema possono leggersi, ancora nella sezione Confronti, i due aggiornati contributi che Cristiano Cicero e Gregorio Pacini dedicano al dibattito, ricorrente, di riforma della successione necessaria. In una

prospettiva in qualche modo limitrofa, Massimo D’Auria, nella sezione Opinioni, illustra invece i termini della questione che l’ordinanza della seconda sezione, 2 gennaio 2025, n. 23, ha proposto di rimettere all’esame delle Sezioni unite circa il possibile esperimento dell’azione surrogatoria da parte del creditore del legittimario pretermesso, per stabilire quale rilievo sia da attribuire all’inerzia del legittimario nell’esercizio dell’azione di riduzione.

In questo numero di Accademia sulla materia delle successioni a causa di morte si raccolgono dunque numerose analisi, ma non meno ricco è il versante degli studi dedicati alla responsabilità civile.

Al già ricordato saggio di Carmelita Camardi si aggiungono i contributi di Stefania Pia Perrino, Valentina Di Gregorio, Mirko Faccioli, e Roberto Carleo nei quali, con accenti diversi e da differenti prospettive, il tema è declinato con riferimento a specifici settori dell’esperienza giuridica. La responsabilità delle strutture sanitarie, la responsabilità per illecito trattamento dei dati personali, la responsabilità del produttore di farmaci sono tutti ambiti nei quali il profilo dell’illecito assume valenze particolari, messe ben a fuoco nelle pagine dedicate all’analisi dei testi normativi e dei contributi giurisprudenziali.

Sul medesimo tema Accademia, fedele al programma di offrire al lettore un quadro aggiornato del dibattito anche internazionale, ospita nella sezione Osservatori l’interessante testo di Florence George che illustra la recente riforma del codice civile belga sulla responsabilità extracontrattuale.

Le Sezioni unite della cassazione saranno presto chiamate a pronunciare sulla questione di indubbio rilievo teorico (e non solo) della rinunzia alla proprietà immobiliare. La questione, ancora una volta posta direttamente da giudici di merito ai sensi dell’art. 363-bis c.p.c., tocca da vicino il ‘terribile diritto’: le Opinioni che Cesare Trapuzzano, Rolando Quadri e Giuseppe Guizzi sviluppano in un appassionato confronto consentono di valutare il profilo dogmatico e costituzionale dell’atto di rinunzia ed insieme di cogliere le matrici storiche e ideologiche che, sottese al principio della sovranità dello Stato sui beni rilasciati dal privato, rendono effettivamente discutibile la pretesa di sindacato sull’atto abdicativo.

Il medesimo fascino che accompagna il diritto di proprietà segna l’idea del potere, del quale a ben vedere la proprietà è appunto espressione nei rapporti privati. Questa concomitanza se non sovrapposizione di prospettive ha suggerito di anticipare alcune relazioni discusse in occasione del Convegno annuale dell’Associazione su ‘Costituzione e diritto privato’. Nella sezione Intersezioni, compaiono gli importanti interventi che Gaetano Silvestri, Maria Rosaria Ferrarese e Marco Ruotolo hanno dedicato agli aspetti pubblicistici della governance, alle metamorfosi del potere, sino al ruolo attuale da assegnare alla Drittwirkug, ponendo interrogativi cui sarebbe ingiustificato il rifiuto di rispondere da parte dei civilisti.

Buona lettura!